I Santi
Di Paolo Veneziano
La Pinacoteca Civica di San Severino Marche accoglie alcuni tra i massimi capolavori di artisti italiani. Tra questi un prezioso polittico trecentesco, meglio conosciuto come “I Santi”, attribuito all’artista Paolo Veneziano (1300-1365). Il dipinto, per la sua composizione strutturale, è stato al centro di un dibattito – irrisolto e ancora avvolto nel mistero – intorno al motivo che lo vede privo, in particolare, della parte centrale superiore e della predella.
Com’è noto, il patrimonio artistico ecclesiastico – che è parte rilevante dell’intero patrimonio artistico italiano – è stato sottoposto, nel corso dei secoli, a fenomeni di dispersione e di distruzione provocati da interventi di eliminazione, coercizione o limitazione di corporazioni religiose.
Dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia e in seguito al decreto emanato nel novembre 1861 con il quale si ordinava la soppressione di tutti gli ordini religiosi esistenti, moltissime opere andarono, parzialmente o totalmente, disperse. I trafugamenti e i furti compiuti furono spesso ad opera degli stessi religiosi sia per evitare la demanializzazione dei beni sia per sollecitazione di mercanti e collezionisti.
Il polittico di San Severino Marche, attribuito all’epoca al pittore fabrianese Allegretto Nuzi, non costituisce, in questo senso, un’eccezione. Insieme a molti altri tesori del Santuario di S. Maria del Glorioso – dove risulta catalogato per la prima volta – fu affidato in un primo tempo a un colono e utilizzato come paravento nella propria abitazione. Trasferito, in seguito, presso il Palazzo di un noto contabile della città di San Severino e ormai smontato in ben 19 pezzi, solo dopo molteplici sollecitazioni e una richiesta ministeriale, fu affidato all’amministrazione comunale.
Il mistero intorno alle sezioni disperse del polittico non risale però al 1861. Della parte centrale superiore ne parla già, nel 1820, lo studioso Giuseppe Ranaldi (1790-1854) in Memorie di Belle Arti, una serie di volumi che catalogano tutto il patrimonio artistico della città: “Si conosce che fra quest’ordine di figure evvene stato altro in mezzo, e forse deve mancare la tavola principale.” Solo in seguito, il polittico fu attributo alla scuola veneziana del XIV secolo, dapprima a Lorenzo e, in ultimo, a Paolo Veneziano. Con questa attribuzione sono state suggerite diverse proposte riguardo ai pezzi, dall’ Incoronazione della Vergine della collezione del Frick Museum di New York per la parte centrale, alla “Crocifissione” della National Gallery of Victoria di Melbourne quale possibile cimasa.
Attualmente, il Comune di San Severino Marche e il Prof. Clini – Responsabile Scientifico del gruppo Interdisciplinare di ricerca “DiStoRi” In Digital Cultural Heritage dell’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR) e con il supporto di LoveItaly, stanno lavorando alla progettazione di una versione digitale del polittico.
Si stanno, inoltre, avviando ulteriori indagini al fine di valutare una compatibilità con altre opere d’arte che, potenzialmente, potrebbero appartenere al polittico. A tal proposito lo storico dell’arte Federico Zeri nel 1990 affermava: “Il polittico di Paolo Veneziano doveva essere monumentale perché era a nove tavole, cosa eccezionale. La tavola centrale, che doveva rappresentare o una Madonna col Bambino, una Maestà cogli angeli, o piuttosto una Incoronazione della Vergine, non è stata ancora rintracciata. Io ho parecchie ipotesi però nessuna mi sembra definitiva”.
Di recente sono state eseguite le prime indagini dagli esperti dell’ISCR che hanno misurato l’intensità della luce sul colore con uno spettrofotometro, analizzato l’infrarosso e scattato delle fotografie ad alta definizione. I risultati potranno essere presto comparati a quelli di esami simili effettuati su altri pezzi e, forse, in questo modo, un mistero lungo 200 anni potrebbe trovare una spiegazione, anche se solo parziale.